lunedì 17 maggio 2010

Intervista a Rita Marcotulli

Il sito www.womenews.net pubblica una intervista alla pianista e compositrice Rita Marcotulli, l'intervista è stata fatta a Catania lo scorso 13 maggio dove la pianista ha presentato il suo ultimo progetto The woman next door - Omaggio a Truffaut.
Ecco un estratto dell'intervista:
Rita, dal 1999 porti in giro per l’Europa questa turnèe intitolata "The Woman next door - Omaggio a Truffaut" che è anche il titolo del tuo lavoro discografico del 1998 appena ristampato, le tue note incontrano le immagini di uno tra i più raffinati rappresentanti del cinema mondiale, grazie anche alla collaborazione della regista Maria Teresa de Vito. Come è nata l’idea di realizzare questo progetto?
The Woman next Door è il primo disco che ho inciso nel ‘98 per l’Harmonia Mundi e nasce dall’amore che porto per il cinema di Truffaut, rimasi molto colpita quando per la prima volta vidi un suo film, era : Il ragazzo selvaggio, mi incuriosìi così tanto che in seguito non ho resistito alla voglia di vedere tutti gli altri. In modo particolare mi colpì la prima parte della sua produzione, quella con Antoine Doinel, personaggio che ricorre spesso in diversi suoi film. Ovviamente non ho tentato una sonorizzazione dei suoi lavori in quanto sarebbe risultato banale e indelicato nei riguardi dei grandissimi musicisti di cui Truffaut si avvaleva, ho solo preso spunto ispirandomi a certe immagini. Faccio un esempio per tutti: la scena in cui Antoine Doinel in Baci Rubati ripete incessantemente allo specchio : Antoine Doinel- Christine Darbon- Fabienne Tabard, quello era assolutamente ritmo. In concerto mi è venuto in mente di utilizzare quella fase del film intervallata da un vero e proprio codice Morse con aggiunta di note
A quale personaggio dei film di Truffaut ti sei sentita emotivamente più legata?
Non saprei scegliere, in modo diverso mi sento legata un po’ a tutti i suoi lavori, perché tutti contengono in modi e in tempi diversi i temi che mi sono cari: l’amore, la fuga, la musica, l’infanzia, la malinconia e la poesia, Truffaut sa come toccare certe corde, un po’ come noi musicisti sul palco.
Rita, un’artista di caratura internazionale per esigenze di lavoro si trova molto spesso in turnèe in posti molto distanti, volevo sapere com’è che riesci a coniugare la tua vita di artista a tutto tondo con quello di mamma dall’arrivo di tua figlia Elettra in poi?
Elettra è stata la più bella musica che io abbia mai scritto e suonato. All’inizio è stata davvero dura lasciarla per le mie turnèe, ma ho avuto anche la fortuna di avere un marito meraviglioso accanto a me, anche lui è un musicista oltre che produttore (Pasquale Minieri), così abbiamo deciso di costruirci uno studio di registrazione a casa nostra, in modo che lui potesse stare più vicino a nostra figlia lavorando a casa e io di conseguenza potessi continuare a lavorare. Adesso ha dieci anni, viene spesso ai concerti,ama la musica, studia batteria e fa danza. Sono sicura che in certi frangenti avrà sofferto molto la mia mancanza, ma credo che avrà capito senz’altro il motivo delle mie partenze. Oggi è molto contenta e molto orgogliosa della mamma.
I tuoi studi musicali iniziali appartengono all’ambito della musica classica. Quando è che ti sei accorta che esisteva un’altra via da percorrere e a quale artista devi tutto questo?
Diciamo che gli artisti di riferimento sono davvero tanti, però devo anche dire che il mio è stato un lento e progressivo avvicinamento alla musica improvvisata. Cominciai a suonare il pianoforte che avevo cinque anni, poi andai al conservatorio, ma scoprii presto che non mi piaceva molto leggere la musica, col pianoforte ci giocavo, ci tengo sempre a dire che l’arte è un gioco nel senso che si crea partendo da zero o da pochi elementi, è tutto un progressivo divenire un po’come i bambini nel loro approccio al giocare, li vediamo attenti e divertiti nel farlo, io altrettanto, non ho perso quell’istinto, e per me la musica è rimasta un divertimento e non un lavoro.
Tra le tue varie attività ed impegni oggi insegni Composizione presso il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, proprio da dove sei partita anni fa. Che insegnante è Rita Marcotulli?
Devo dire che mi piace molto insegnare, al Santa Cecilia quest’anno ho tenuto dei corsi di Pianoforte, gli altri anni ho insegnato musica di insieme. L’improvvisazione è una sorta di composizione istantanea, il modo di improvvisare è comporre istantaneamente, quindi è chiaro che dentro ci sono tutti gli ingredienti del compositore: l’armonia, la melodia, lo sviluppo di come si improvvisa su certi accordi o su certe armonie, è un esperienza molto bella e molto interessante. Ci sono tantissimi pianisti nei miei corsi, anche donne e anche molto brave e questo mi fa molto piacere, finalmente un po’ di donne che suonano.
30 anni di carriera trascorsi sui palcoscenici più importanti d’Italia, d’europa e del mondo: dopo tanto girare “senza posa e senza requie” esistono altre frontiere da conquistare seduta al tuo pianoforte?
Assolutamente sì. Se uno pensa di essere arrivato vuol dire che molto probabilmente sta già percorrendo il suo personale viale del tramonto. Io ad esempio continuo a suonare e continuo a comporre, questo è un momento di attività intensa e quindi non ho avuto molto tempo da dedicare allo studio. In ogni caso sento sempre l’esigenza di dover andare avanti e di dover continuare a studiare e comporre, altrimenti mi sento finita....
L'intervista integrale è a questo indirizzo.

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