lunedì 24 maggio 2010

Bari In Jazz 2010

Notizia tratta dal sito http://puglialive.net
Dal 22 al 25 giugno prossimi Bari si vestirà di jazz: saranno quattro giorni di intensa attività musicale nelle chiese, nelle piazze della città vecchia nonchè nella cornice ancor più suggestiva del castello Svevo. Il festival è così stato concepito e voluto dal direttore artistico Roberto Ottaviano e da quello organizzativo, Koblan del centro interculturale Abusuan.
La conferenza stampa di presentazione, per la verità molto affollata, si è svolta in maniera singolare su un bus turistico a due piani, che ha scarrozzato i giornalisti in giro per la città, accompagnati dalle note della tromba di Alfredo Sette. E’ stato un modo diverso di approccio, simpatico e divertente, ma che aveva un preciso scopo: era il segnale esplicito che la manifestazione vuole coniugare musica e turismo, un binomio possibile e già collaudato con successo in altri territori.
Essere arrivati alla sesta edizione con una formula che si è rivelata vincente, pone serie garanzie nel tempo e consente di programmare e progettare il futuro. D’altro canto, come ha sottolineato il maestro Ottaviano, il festival vuole creare continuità con i festival di Noci (che organizzava Vittorino Curci) e di Ruvo (il “Talos Festival” di Pino Minafra). Le premesse per andare avanti ci sono tutte, grazie alla sinergia di pubblico e privato nel sostenere la manifestazione. Ma molto interessante sembra essere anche la linea tematica che si vuole seguire indagando il rapporto fra jazz, comunicazione e mass media.
Il jazz, come è noto, è l’erede diretto e più autentico del blues, e il blues connotava tutta una generazione di neri d’Africa deportati nelle Americhe. Ma cosa è rimasto oggi del dolore che esprimevano il blues e il jazz e in quale modo i mass media hanno manipolato la natura di quella musica sconvolgendola e snaturandola? Sicuramente oggi per molti il jazz non è più rappresentativo di quello per cui è nato: per questo bisogna salvarlo per quanto possibile, dalle fameliche leggi di mercato e consumo.
Da parte sua l’Assessore al Mediterraneo, Silvia Godelli, ha sottolineato che il jazz è destinato a lunga vita, e pertanto è fondamentale costruire intorno ad esso opportunità di lavoro che investano la cultura, il turismo, il mondo imprenditoriale. C’è molta attenzione da parte dell’Amministrazione Regionale, e interesse a fare di questo Festival una calamita che coinvolga altri settori di economia.
Il programma è piuttosto nutrito e articolato con ben quattro concerti al giorno.
Si comincia il 22 giugno con un solo al contrabbasso di Giorgio Vendola, seguito al Castello da un quartetto con Ottaviano e dal gruppo dell’emergente bassista israeliano Avishai Cohen; il 23 tocca a Pippo D’Ambrosio il solo di percussioni, poi i gruppi del batterista Fabio Accardi e il trio del vocalist brasiliano Ivan Lins; il 24 giugno spazio alle fisarmoniche di Del Re e Abbracciante per spostarsi poi al Castello alla corte del trio di Vito Di Modugno e del grande bassista Miroslav Vitous. Si chiude in bellezza il 25: ancora fisarmonica con il trio di Livio Minafra; quindi Spajazzy del pianista Frank Wilkins e il quartetto di Francesco Bearzatti. Il Jazz Combo di Nicola Conte con la consueta classe metterà la parola fine alla rassegna in Piazza del Ferrarese. Nella stessa piazza però nei giorni precedenti sarà già transitata altra buona musica ogni sera dalle 23 in poi: i Funk Off, la Improbabilband e la Bandadriatics.
L’abbonamento a tutta la manifestazione è stato fissato a 40 euro per sedici concerti. A conti fatti si tratta di una cifra irrisoria.
Ci si aspetta un grande consenso di pubblico. Quello della critica c’è già!
Per informazioni: www.bariinjazz.it

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