mercoledì 31 marzo 2010

JAM 2010 (Jazz a Mira & dintorni)

Per iniziativa di Caligola Circolo Culturale, Associazione Culturale Keptorchestra, Scuola di Musica “Thelonious Monk”, con il patrocinio di Assessorato alla Cultura del Comune di Mira e Fondazione Riviera Miranese, torna, dopo due anni di silenzio, la storica rassegna JAM 2010, amplificando la presenza del jazz in un territorio che abbraccia questa volta sia la Riviera del Brenta sia il Miranese, ma con un’attenzione del tutto particolare riservata alla città di Mira, oggi sede della prestigiosa Scuola Thelonious Monk, fondata nel 1987 da Maurizio Caldura e Marcello Tonolo.
Il programma proposto è ampio e diversificato, spaziando da importanti concerti, con la presenza di artisti di fama internazionale, a workshop, seminari e incontri musicali, con musicisti ed addetti ai lavori attivi nei conservatori della regione e nel panorama triveneto. Sono stati programmati ben due mesi di attività, dal 31 marzo al 28 maggio, nel desiderio di creare una forte sinergia tra questo territorio ed i circoli culturali che da anni operano a favore della diffusione musicale, nel nome d’una “musica in divenire” qual è il jazz.
Sono in programma quest’anno molti eventi interessanti ed esclusivi, tra i quali spicca il concerto del 31 Marzo con la Thelonious Monk Big Band diretta da Marcello Tonolo, ospite Jack Walrath, e quello del 30 Aprile con il quartetto di Franco D'Andrea, artista noto da oltre quarant’anni nel panorama jazzistico italiano; entrambi i concerti si terranno presso il teatro Villa dei Leoni di Mira (VE).
La Thelonious Monk Big Band aprirà la rassegna con una nuova produzione presentata in esclusiva italiana, ospitando per l’occasione il celebre trombettista Jack Walrath, veterano del jazz d’oltreoceano, eccellente strumentista e compositore, noto per aver suonato a lungo con il grande Charles Mingus. La big-band veneta ha firmato i dischi «Goofy’s dance» (2000), «Night over» (2007) e partecipato all’album-raccolta «Lester» (2004), tutti editi da Caligola Records; ha inoltre eseguito le musiche di scena per «Note sui Sillabari», composte da Marcello Tonolo e Stefano Bellon, omaggio al celebre scrittore veneto Goffredo Parise su testi dell’autore vicentino Vitaliano Trevisan.
Non mancano a quest’organico prestigiose collaborazioni come sono quelle avute con Paul Jeffrey, Steve Swallow e Carla Bley, né va sottaciuta la partecipazione, nel concerto di Villa dei Leoni, dell’apprezzato sassofonista Pietro Tonolo, fratello di Marcello, insieme al quale è da anni ai vertici del jazz italiano.
Il Franco D’Andrea Quartet, gruppo omogeneo ed affiatato, vede da ormai cinque anni suonare a fianco di D’Andrea l’altosassofonista Andrea Ayassot, il contrabbassista Aldo Mella ed il batterista Zeno De Rossi alla batteria.
Il celebre pianista e leader Franco D’Andrea, nato a Merano ma milanese d’adozione, è per la prima volta ospite di “JAM”: ha alle spalle numerosissime incisioni e vanta collaborazioni con jazzisti di fama internazionale come Gato Barbieri, Phil Woods e Lee Konitz. E’ stato protagonista della scena jazzistica italiana degli anni ’80 alla testa di un quartetto completato da Tino Tracanna, Attilio Zanchi e Gianni Cazzolla, e come membro del supergruppo europeo “Quatre”, in cui era affiancato da Enrico Rava, Miroslav Vitous e Daniel Humair.
Sono da segnalare ancora nel territorio del mirese il concerto “Nothern Lights” il 12 aprile, e l’incontro-conferenza “Remeberin’ Bicio”, il 17 maggio, presso l’Auditorium della nuova Biblioteca di Oriago (VE), così come il workshop-concerto dei “Drumprints” il 16 aprile al Momi’s Pub di Borbiago (VE).
Nothern Lights, “suoni e visioni”, è un evento multimediale che vedrà la partecipazione del chitarrista piemontese Maurizio Brunod, protagonista dell’album di chitarra–solo «Nothern Lights», pubblicato nel 2009 da Caligola Records, e del celebre fotografo friulano Luca D’Agostino, che accompagnerà la musica di Brunod con suggestive immagini montane (le fotografie verranno proiettate su uno schermo), per una performance visiva e sonora che si annuncia davvero avvincente.
Remeberin’ Bicio è invece un tributo a Maurizio “Bicio” Caldura (1959-1998), sassofonista nato in Friuli ma veneziano d’adozione, prematuramente scomparso, fondatore con Marcello Tonolo della Scuola di Musica e dell’orchestra Thelonious Monk. Il doveroso omaggio di “JAM”, coordinato dal critico Claudio Donà, sarà una conversazione–ricordo con la partecipazione di molti musicisti ed amici, ma anche la proiezione di video e l’ascolto di materiale audio. Verrà anche presentato un bel documentario musicale realizzato da Paolo De Col per la sua tesi al Conservatorio di Trieste.
Drumprints Percussion Duo è un apprezzato progetto del batterista Davide Ragazzoni e del percussionista Leo Di Angilla, celebri strumentisti del panorama jazz veneziano, che per l’occasione terranno un workshop-concerto dedicato a ritmo e improvvisazione. Verrà presentato nell’occasione il loro primo album, “Drums & Percussion”, la cui uscita è prevista proprio in quei giorni per Caligola Records.
Sono in calendario ancora per “JAM” numerosi appuntamenti presso l’enoteca Ai Molini di Dolo (VE), tra cui spicca l’incontro condotto da Claudio Donà su “Miles Davis 1945/1960, dal Be-Bop al jazz modale” il 6 maggio, dedicato al celeberrimo trombettista neroamericano e ad una svolta musicale importantissima della storia del jazz.
Altri gustosi appuntamenti di “JAM 2010” toccheranno invece il territorio del Miranese: fra questi merita d’esser segnalato il concerto del collaudato trio GTB, con Sandro Gibellini alla chitarra, Ares Tavolazzi al contrabbasso e Mauro Beggio alla batteria, tre veri e propri maestri del jazz italiano, in programma il 14 maggio presso il ristorante da Paolo ai Molini di Mirano (VE). Nell’occasione verrà presentato il nuovissimo cd del trio, «Put On a Happy Face» (Caligola Records).
Il 28 maggio sarà quindi la volta di “Bitches Brew”, giornata che prevede la presentazione (ore 18.30) presso la Biblioteca Mondadori di Mirano del volume “Miles Davis. Come si costruisce un capolavoro” (Milano, Il Saggiatore, 2009), cui parteciperanno gli autori, i musicologi Enrico Merlin e Veniero Rizzardi, ed un concerto di musiche davisiane la sera stessa (ore 21.30) nel ristorante ai Molini da Paolo.

E' morto Nicola Arigliano

La triste notizie presa dall'agenzia AGI:
Nicola Arigliano, nato a Squinzano (Le) il 6 dicembre 1923, e' morto nella notte tra il 30 e 31 marzo a Calimera, nel Salento, all'eta' di 86 anni presso un centro anziani dove era ospitato da quattro anni. Arigliano e' stato un noto cantante jazz italiano: dopo le prime esibizioni a carattere locale, si mette in luce nel 1946 dai microfoni di Radio Bari, partecipando al concorso 'Il Paradiso dei dilettanti'. Negli anni successivi emigra dal Salento, e dopo una lunga gavetta nei locali notturni del nord Italia viene notato da un produttore televisivo che lo fa debuttare in scenette e numeri musicali in alcuni programmi di varieta'. La sua vita, quindi, si divide tra musica e televisione. I primi dischi risalgono al 1956 e sono 78 giri. Il primo successo e' 'Simpatica' di Garinei, Giovannini e Kramer. Nel 1958 partecipa a Canzonissima e, successivamente, si fa notare in un programma televisivo dal titolo 'Sentimentale', condotto da Lelio Luttazzi, al quale partecipa come ospite fisso, insieme con Mina. L'omonima sigla diventa un disco di successo, inciso da entrambi i cantanti in due versioni differenti. Di questo periodo sono i suoi maggiori successi discografici: Un giorno ti diro', Amorevole, I sing ammore, My wonderful bambina, I love you forestiera. Nel 1963 e' protagonista di un altro show del sabato sera, Il cantatutto, con Milva e Claudio Villa, in cui si diverte a scambiarsi il repertorio con gli altri due colleghi e ad esibirsi in gag e scenette comiche. Nel '64 partecipa al Festival di Sanremo con 'Venti chilometri al giorno'. Ma Arigiliano ha avuto anche una fortunata carriera anche come testimonial pubblicitario: e' in televisione nel 1977 in alcune puntate di 'Non stop', una trasmissione di Enzo Trapani dedicata al cabaret: e' il pistolero vestito di nero che uccide gli artisti a rivoltellate, pronunciando la battuta 'Non voglio noie nel mio locale'. Nel '96 vince il Premio Tenco, per il suo album 'I sing ancora' e recita al fianco di Enrico Montesano e Mietta nella serie TV 'L'ispettore Giusti' (1999). Nel 2001 pubblica 'Go man!' che vede la presenza di alcuni tra i piu' noti jazzisti italiani: Franco Cerri, Enrico Rava, Gianni Basso, Bruno De Filippi. Renato Sellani e Massimo Moriconi. Nel marzo del 2002, con la band di Ascolese prende parte ai festival jazz di Capodistria (Slovenia) e Fiume (Croazia). Nel 2005, con i suoi 81 anni di eta', e' stato il cantante piu' anziano a partecipare ad un Festival di Sanremo: nell'occasione ha presentato il brano 'Colpevole' vincitore del Premio della Critica. La sua ultima esibizione risale all'8 settembre 2007, in occasione del premio alla carriera che gli ha voluto tributare la sua Squinzano.

Intervista a Bobby McFerrin

Sul sito del quotidiano The Globe and Mail è stata pubblicata una intervista al cantante Bobby McFerrin in occasione dell'uscita del suo nuovo album intitolato VOCAbuLarieS.
Nato dopo sette anni di gestazione, VOCAbuLarieS è una ricca caleidoscopia di influenze che hanno via via formato lo stile innovativo di McFerrin — dalla musica classica alla World Music, dal R’n’B al gospel, e così via — per una nuova cornice in cui si colloca il grande e universalmente famoso cantante: ricco il dettaglio compositivo, tessitura complessa, arrangiamenti elaborati. VOCAbuLarieS parte dalle escursioni vocali, dal senso per l’avventura del McFerrin fin qui noto, verso nuovi territori da esplorare.
To describe Bobby McFerrin as a singer is a little like saying Pablo Picasso drew pictures – it conveys no sense of the virtuosity or daring involved in his work. Although best known for the 1988 smash Don’t Worry, Be Happy, McFerrin’s output defies categorization. Not only is he equally comfortable trading licks with jazz pianist Chick Corea or riffing off comedian Robin Williams, he also established a secondary career as a conductor, leading such ensembles as the New York Philharmonic and the Chicago Symphony. He’ll be doing a solo show at Roy Thomson Hall in Toronto on Friday.
Given the breadth of territory you cover, do you feel weird being described as a jazz musician?
I used to, but not so much any more. I don’t pay much attention to all the different labels: Bobby McFerrin’s a jazz singer; Bobby McFerrin’s the Don’t Worry, Be Happy guy. Whatever. People have to call me something, I guess.
You have a new album out this week, VOCAbuLarieS, which is an astonishing piece of choral writing, yet you’re doing a solo show when you come to Toronto.
I’m doing some concerts that feature choirs and VOCAbuLarieS, but apparently I’m not doing that in Toronto. It’s funny – I do so many things, sometimes I’m not sure what I’m doing until I do an interview and they say, ‘Oh, you’re coming here solo.’
But I think over time, as the album gains more momentum, you’ll be seeing a lot more performances of VOCAbuLarieS. And I’m excited about that, because I love being surrounded by good singing voices. When I was conducting orchestras, I didn’t get to work with the choral works that I like, because they save those for the music directors.
Do you plan to do more conducting?
My conducting career wasn’t something that I actively pursued; it just kind of happened because I conducted on my 40th birthday, and the word got out. Next thing I knew, I started getting invitations from orchestras. But I never got to the point where I felt like I was a conductor. It just didn’t seem to fit. So let me devote my time and my talent to hanging out with singers.
L'intervista integrale si trova a questo link.

Ancora su Fred Hersch

Sul sito del Edge Boston è stata pubblicata una lunghissima e straordinaria intervista di Tony Phillips al pianista Fred Hersch, che consiglierei di non perdere:
So Fred, catch me up. The last time we talked was five years ago.
Well, in the fall of 2007, I was extremely busy with touring and traveling, just probably doing too much. I came back from a very tough European tour and in early December, around the 10th, my doctor suggested that I take a little break from my meds to see if I could get some appetite and weight back.
Oh my God, you could have had mine. But this really progressed, no?
Basically, the virus had attacked my brain, so by New Year’s Eve day (2008) I had full-blown AIDS dementia that lasted for a couple months, maybe a little longer. I was definitely nuts. Then I had this period -- like March, April, May -- where I was feeling great. My appetite was back, I was writing music and everything was hunky dory. Then in June I contracted a pneumonia, just regular old pneumonia. It was just bad luck. On June 11th, I went into a coma and septic shock and for the first few days it was kind of a 50/50 thing. I stayed in a coma until August 5th and I was on dialysis. Then I went to what they call a step-down unit for a week and then I went to an in-patient rehab because I couldn’t walk. And my right vocal cord was paralyzed because they put a tube in there to save my life so I couldn’t talk. All this air was escaping and I couldn’t eat because they were worried about me aspirating because it wasn’t making a seal. So basically I was on a feeding tube from June (2008) until February (2009) and I couldn’t eat or drink.
When did you come home?
When I left rehab, it was around the 5th of September. By that point I could walk, with a cane, but I could walk. I came home and started intense physical therapy, swallow therapy, you know, and gradually got my strength back. I started playing some gigs in October, November and December. I was still on a liquid diet, so traveling was a real pain because everything went into my stomach. Then gradually I passed the swallow tests and started being able to eat. Ironically, my viral load was undetectable and my t-cells were not so bad, but it was basically a year and a half of hell until March of last year.
Now I’m back to full schedule. I’ve been to Europe on tour, I’ve been to Vancouver, Halifax, I played a week at the Village Vanguard last week so I’m sort of back at full strength, but yeah, it was rough. I still only have the one vocal cord, but I have a voice and I can sing. Basically, it’s pretty miraculous that I recovered this quickly and this well.
Potete leggere questa imperdibile intervista a questo link

Herb Hellis. Un ricordo

Herb Hellis, il chitarrista il cui innovativo approccio alla chitarra elettrica ha rivoluzionato il sound della chitarra jazz, è morto nella sua casa di Los Angeles all'età di 88.
Mitchell Herbert Ellis iniziò la sua carriera nel 1940, suonando in celebri big bands, come la Glen Gray's Caso Loma Orchestra, la Jimmy Dorsey Orchestra e negli show radiofonici della NBC. Alla fine del 1940 fondò il suo trio Soft Winds è suonò in tour con il trio di Oscar Peterson, con Nat King Cole ed Ella Fitzgerald. Nel 1950 si stabilì nel sud della California, dove lavorò come musicista per film e e per spettacoli televisivi, prima di lanciare suoi piccoli gruppi jazz. Una delle sue più memorabili avventure fu quella di creare il Great Guitars Show in compagnia di altri celebri chitarristi quali Barney Kessel e Charlie Byrd. Dagli anni '60 fino ai '90 ha registrato con artisti come Dizzy Gillespie, Roy Eldridge, Sweet Edison, Buddy Rich, Louie Armstrong, Stan Getz, Joe Pass, Melvin Rhyne e molti altri. In suo onore la Gibson Guitar Company ha creato una chitarra tributo chiamata Herb Ellis ES-165, che dopo quattro decenni è ancora in produzione.
Il sito del New York Times ha dedicato un bel articolo alla scomparsa di questo grande del jazz:
Mr. Ellis was an early disciple of Charlie Christian, whose deft improvisations, built on long single-note lines, established the template for modern jazz guitar in the 1940s. But he was always more than an imitator: his style mixed the harmonic sophistication of bebop with the earthy directness of the blues and seasoned the blend with a twang more typical of country music than jazz.
While never a major star, he was long a favorite of critics and musicians. In 1959 a fellow guitarist, Jim Hall, praised his “fantastic fire and drive.” In 1990 Gary Giddins of The Village Voice raved about the “easy, loping quality” of his playing, “buoyed by familiar dissonances yet surprisingly free of cliché.”
Mitchell Herbert Ellis was born in Farmersville, Tex., on Aug. 4, 1921, and played banjo and harmonica as a child before taking up guitar. He studied at North Texas State Teachers College (now the University of North Texas), one of the first colleges to offer instruction in jazz (and later the first to offer a jazz degree).
In 1947 he and two associates from Jimmy Dorsey’s band, the pianist Lou Carter and the bassist Johnny Frigo, formed the vocal and instrumental trio the Soft Winds, whose song “Detour Ahead” became a jazz standard, recorded most memorably by Billie Holiday.

martedì 30 marzo 2010

La Concord pubblica la versione rimasterizzata di Jazz At Oberlin del Dave Brubeck Quartet

La Concord Record ha appena ripubblicato in versione rimasterizzata il leggendario album del 1953 Jazz At Oberlin del Dave Brubeck Quartet, per la sua serie Original Jazz Classics Remasters.
Registrato dal vivo al Oberlin College in Ohio nel marzo 1953 e pubblicato in quello stesso anno, è considerato un album di svolta - non solo per Brubeck, ma per l'intero concetto delle registrazioni jazz dal vivo.
"L'idea di presentare un concerto jazz in un campus universitario era una cosa del tutto nuova", dice Nick Phillips, Vice Presidente della sezione jazzistica del Concord Music Group . "Così questo disco rappresenta una prima storica. La combinazione di entusiasmo generato dallo scatenato Quartetto e la risposta del pubblico è entusiasmante".
E' possibile acquistare l'album rimasterizzato online nel sito CDUniverse a questo link

William Parker. Conversazioni sul jazz

Vorrei segnalare la pubblicazione del libro di Marcello Lorrai, William Parker. Conversazioni sul jazz, per la casa editrice Auditorium.
Dagli anni Settanta tra i maggiori protagonisti del jazz contemporaneo, contrabbassista, leader, protagonista inesausto di un'enorme mole di incisioni, catalizzatore della scena newyorkese del jazz neroamericano d'avanguardia, e apprezzatissimo anche in italia, William Parker si racconta in una lunga intervista che ripercorre la sua esperienza e illumina la sua originale visione musicale.
"Nella musica ognuno deve poter scegliere il proprio ruolo: la libertà è questa. è l'idea della musica creativa, della musica improvvisata, è l'idea originaria del jazz: l'individualità. disgraziatamente c'è qualcuno che ritiene di poter dire: "Questa è musica, questa no". Invece devi avere la libertà di fare quello che vuoi all'interno della musica che hai scelto. Penso che questo sia il contributo che chi ha fatto musica improvvisata, jazz, ha dato, senza avere potere istituzionale, senza nemmeno essere uniti, semplicemente come individui".
E' possibile acquistare il libro nel sito di Internet Book Shop visitando questo link.

Francesco Bearzatti celebra Ellington al San Vito Jazz

Il sassofonista e clarinettista Francesco Berzeatti chiuderà domani 1 aprile la rassegna San Vito Jazz 2010, con un progetto intitolato "Duke Ellington Sound Of Love". Un concerto in completa solitudine dedicato al più grande compositore della storia del jazz, già presentato con successo in tutta Europa.
Il concerto si terrà al Teatro Sociale Arrigoni di San Vito al Tagliamento (Pordenone) alle ore 21. Ingresso 10 euro.
Per informazioni su Berzeatti potete visitare il sito ufficiale www.francescobearzatti.com

Checkout Studio Session: Lionel Loueke

Il chitarrista Lionel Loueke è stato recentemente ospite della trasmissione radiofonica della Wbgo, Checkout dove, in coppia con il batterista Marcus Gilmore ha registrato una Studio Session nel quale ha presentato il suo ultimo album Mwaliko.
Nel sito della trasmissione è possibile ascoltare in streaming questa splendida session, nella quale Loueke ha presentato i seguenti pezzi: Nefertiti (Shorter), Flying (Loueke), Vi Ma Yon (traditional), Twins (Loueke).
La trasmissione è stata registrata lo scorso 19 gennaio presso gli studi della Wbgo a Newark, New Jersey.

lunedì 29 marzo 2010

Il trio di Eddie Gomez in tour in Italia

Il leggendario bassista Eddie Gomez sarà in Italia ad aprile per un tour di otto date, accompagnato dal suo trio con Mark Kramer al pianoforte e Joe La Barbera (batteria).
Queste le date del tour:
06/04/2010 - Cuneo
07/04/2010 - Ancona - (Le Strade Del Jazz)
08/04/2010 - Modena - (Crossroads)
09/04/2010 - San Giorgio Delle Pertiche (Pd) - (Veneto Jazz Winter)
10/04/2010 - Catanzaro - Tennis Club Le Querce
11/04/2010 - Locri (Rc)
12/04/2010 - Palermo - Teatro Metropolitan
13/04/2010 - Modica (Rg)

Video della settimana - Brad Mehldau

Il video della settimana è dedicato all'uscita del nuovo album del pianista Brad Mehldau dal titolo Highway Rider.
In particolare il video riprende Mehldau dietro le quinte durante la registrazione dell'album.


Steve Wilson: Live At The Village Vanguard

Sul sito della Npr, per il consueto appuntamento con la serie Live at the Village Vanguard, è possibile ascoltare in streaming il concerto del sassofonista Steve Wilson o scaricare il podcast in formato MP3.
Wilson è un sassofonista e flautista molto rispettato in ambito jazzistico, ricercato ed apprezzato accompagnatore in oltre cento registrazioni di grandi artisti quali Chick Corea, George Duke, Michael Brecker, Dave Holland, Dianne Reeves, Bill Bruford, Gerald Wilson, Maria Schneider, Joe Henderson, Charlie Byrd, Billy Childs, Karrin Allyson, Don Byron, Bill Stewart, James Williams, Mulgrew Miller tra gli altri.
Ma Wilson ha anche condotto proprie formazioni e pubblicato sette album a proprio nome, in particolare nel 1997 ha formato il Steve Wilson Quartet, una ottima formazione con il pianista Bruce Barth, il bassist Ed Howard ed il batterista Adam Cruz con il quale ha suonato per oltre dieci anni.
Wilson insegna alla Manhattan School of Music, alla State University of New York a Purchase e alla Columbia University, ed è Artist-in-Residence alla University of Manitoba, Winnipeg (Canada).
Per maggiori informazioni su Steve Wilson si può visitare il sito ufficiale www.stevewilsonmusic.com

I concerti della settimana

Ecco l'elenco dei concerti live della settimana, ascoltabili in diretta ed in streaming dalle migliori radio internazionali:
Lunedì 29/03/2010
- ore 20,45
MIKE REED's People, Places & Things Tampere Jazz Happening 2009 (link)
- ore 21,05
VIJAY IYER TRIO Jazzfest Berlin, 5. November 2009 (link)
Martedì 30/03/2010
- ore 20,30
JACK DEJOHNETTE & THE RIPPLE EFFECT Registrato a Cormòns, Teatro Comunale, il 23 ottobre 2009 (link)
- ore 21,00
MARCUS MILLER - A Night In Monte-Carlo (link)
- ore 22,02
DINO SALUZZI 13 februari 2009 in Amsterdamse Muziekgebouw (link)
Venerdì 02/04/2010
- ore 17,45
KURT ROSENWINKEL AND INNER SHAPE Jazz Club di Praga il 12 Dicembre 2009 (link)
- ore 20,05
JAN GARBAREK in NDR Aufnahmen (link)
- ore 21,00
WORLD SAXOPHONE QUARTET meets M'BOOM - Hambourg - février 2010 (link)
-
ore 22,02
SF JAZZ COLLECTIVE play the music of Horace Silver (link)
Sabato 03/04/2010
- ore 23,00
MIKE O'NEIL / PETER PERFIDO Enregistré le 06 mars 2010 au studio Charles Trenet de la Maison de la Radio
BILL FRISELL "858 QUARTET" Enregistré le 28 octobre 2009 à la Brucknerhaus de Linz (link)
Domenica 04/04/2010
- ore 22,40
DAVE LIEBMAN/STEVE SWALLOW/ADAM NUSSBAUM "We Three" Fribourg 2009
ESBJÖRN SVENSSON TRIO Lausanne 2004 (link)

domenica 28 marzo 2010

E' morto il leggendario fotografo Jim Marshall

Il leggendario fotografo musicale Jim Marshall è morto lo scorso 24 marzo all'età di 74 anni a New York.
Era conosciuto sopratutto conosciuto per le sue straordinarie foto di artisti rock quali The Beatles, Bob Dylan, Janis Joplin, Johnny Cash, Jimi Hendrix, The Grateful Dead, etc... ma nel corso della sua carriera ha anche ritratto in maniera indimenticabile grandi artisti di jazz quali John Coltrane, Thelonious Monk e Miles Davis. La sua grande forza era quella di guadagnarsi la fiducia dei musicisti che gli lasciavano carta bianca sia dentro che fuori dal palco.
Sul sito personale www.marshallphoto.com è possibile ammirare alcune delle più belle foto di Marshall, accompagnate da alcuni interessanti commenti dello stesso fotografo.
Fra i tanti tributi portati dai giornali di tutto il mondo vorrei segnalare il magnifico articolo del New York Times:
James Joseph Marshall was born in Chicago on Feb. 3, 1936, and moved with his family to San Francisco two years later. His father, a house painter, left when he was a boy, and his mother worked in a laundry. As a child he enjoyed playing with his Kodak Brownie, but it was not until about 1960 that Mr. Marshall, equipped with his first Leica M2, found his calling through a chance encounter with John Coltrane.
“He asked me for directions to a club,” he said in a 2004 interview. “I told him I’d pick him up and take him there if he’d let me take his picture.”
In addition to Coltrane, he shot Miles Davis, Thelonious Monk and other jazz stars. But he is best known for his extensive catalog of 1960s and ’70s rockers, which includes most of the San Francisco psychedelic groups as well as Jim Morrison, the Who, Led Zeppelin, Neil Young and the Allman Brothers Band.
In 1962 Mr. Marshall moved to Greenwich Village, where his neighbors included Mr. Dylan and Judy Collins. But after two years he returned to San Francisco, where he remained. In his career he shot for Rolling Stone and other magazines and had more than 500 album cover credits.
Si può leggere l'articolo integrale a questo link.

Con Mehldau tutto esaurito in ogni teatro e con stile elegante

E' stato pubblicato sul sito del Il Sole 24 ore un bel articolo a firma di Franco Fayenz sul pianista Brad Mehldau.
Ci sono due occasioni per fare brevemente il punto sul pianista americano Brad Mehldau: un suo concerto in solo al Conservatorio di Piacenza come avvenimento più importante e di grande successo della settima edizione del jazzfest della città emiliana; e un pregevole doppio cd per l'etichetta Nonesuch (Brad Mehldau: Highway Rider) appena arrivato nei negozi. Gli esperti più accreditati lo considerano il miglior compositore e interprete creativo apparso sulla scena mondiale della musica americana negli ultimi quindici anni. I primi dischi a suo nome di una certa notorietà, Introducing Brad Mehldau in trio con Larry Grenadier contrabbasso e Jorge Rossy batteria, seguìto da The Art Of The Trio vol.1, entrambi per la Warner, appartengono al biennio 1995-1996. Era ancora il periodo in cui, se qualche giornalista musicale chiedeva informazioni su di lui alla casa discografica, si sentiva rispondere «Brad chi?» e la telefonata finiva subito. Hanno importanza, quei due anni.

Melody Gardot stasera a Milano

Melody Gardot sarà in concerto questa sera al Teatro Franco Parenti di Milano. L'ultimo album My one and only thrill è balzato ai primi posti delle classifiche di mezzo mondo. Cantante, chitarrista e pianista, Melody Gardot nasce ventiquattro anni fa a Philadelphia, ma le sue origini musicali affondano nel New Jersey, dove vive tuttora e dove ha coltivato la sua grande passione per il jazz e per il folk, i due generi che più ricorrono nella sua musica. Il tour di Melody Gardot sta toccando tutto il Mondo, con diverse date negli Stati Uniti e ora anche in Europa.

mercoledì 24 marzo 2010

In progetto un biopic sulla vita di Miles Davis

L'attore Don Cheadle sarà il protagonista e il regista del biopic sulla vita di Miles Davis, un progetto nato nel 2007 e che con grande difficoltà sta andando avanti, il film infatti ha dovuto anche cambiare lo sceneggiatore perchè il precedente script non era gradito a Cheadle.
In una intervista il nipote di Davis, Vince Wilburn Jr., ha dichiarato "Una volta che la sceneggiatura sarà Ok, andremo alla produzione."
Per la colonna sonora del film è stato scelto Herbie Hancock, una scelta quanto mai adeguata considerando che il pianista ha suonato a lungo con Davis.
Questo film sembra un progetto molto personale di Cheadle, grande fan di Davis sin dall'infanzia e che per l'occasione debutta anche alla regia di un film. L'attore è anche un bravo sassofonista jazz e con questo film cerca di produrre un biopic molto accurato.
A proposito del progetto Cheadle ha detto: “It’s been a long time coming, but we’re working on the script right now. I think it will happen. I love Miles, but you have to take everything he says with a grain of salt. He would tell a long story, and someone would go, ‘That’s amazing. Did that happen?’ He’d reply, ‘I don’t f—ing know. You figure it out.’ He wasn’t interested in what you thought about him. He was like, ‘I’m about the music. Deal with that.’ Capturing the essence of that man is a challenge.”

Intervista a Sonny Rollins

Sul sito del programma radiofonico On Point with Tom Ashbrook è possibile ascoltare una lunga intervista con il leggendario sassofonista Sonny Rollins, accompagnato dal noto critico Bob Blumenthal authore del magnifico libro “Jazz: An Introduction to the History and Legends Behind America’s Music.” e che in settembre pubblicherà un libro proprio su Sonny Rollins.
Sonny Rollins joins us from New Paltz, New York. A Grammy Award-winning tenor saxophonist and composer, he’s one of the biggest names in modern jazz. In a career spanning six decades, he’s performed with such greats as Coleman Hawkins, Miles Davis, Thelonious Monk, Max Roach, and John Coltrane. He begins his “80th Birthday Tour” in April.
E possibile ascoltare l'intervista a questo link.

martedì 23 marzo 2010

Il Jazz Tribe a Ferrara

Questa sera per Ferrara in Jazz concerto dei Jazz Tribe, straordinaria formazione composta da Jack Walrath, tromba; Bobby Watson, sax alto; Xavier Davis, piano; Curtis Lundy, basso; Victor Lewis, batteria; Ray Mantilla, percussioni
In occasione di questa tournèe europea il gruppo presenterà l'ultimo lavoro discografico “Everlasting” per l'etichetta Red Record il terzo della formazione che ha dato nuovo impulso alla lunga avventura della Jazz Tribe, iniziata nel 1990. Nel corso degli anni, alcuni inevitabili aggiornamenti dell’organico (della band originale rimangono i due leader e Walrath) non hanno minimamente intaccato lo splendore ritmico della formazione né il carattere incendiario della sua miscela afro-latina. Nella Jazz Tribe il vitalismo percussivo riesce a convivere con una salda organizzazione degli arrangiamenti, lasciando all’ascolto il senso di una vera festa musicale.
Il concerto avrà luogo nel Torrione S. Giovanni, con inizio alle ore 21.30. Il Jazz Club è aperto a partire dalle 20.
Per informazioni www.jazzclubferrara.com.

Brad Mehldau - Highway Rider

E' stato appena pubblicato per l'etichetta Nonesuch Records, il nuovo album del pianista Brad Mehldau intitolato Highway Rider.
L'album è un doppio Cd di pezzi originali nel quale Mehldau è accompagnato oltre che dal suo solito trio (con il batterista Jeff Ballard ed il bassista Larry Grenadier), anche dal batterista Matt Chamberlain, il sassofonista Joshua Redman, ed una orchestra da camera condotta da Dan Coleman.
Sul Perpetual Post di oggi è stata pubblicata una bella recensione dell'album a firma Howard Megdal e Akie Bermiss
Mehldau’s newest record, Highway Rider, is new territory for Mehldau who, of late, has been dabbling in classical music forms and instrumentation. The album features his working trio, but also special guests in drummer Matt Chamberlain and the aforementioned saxophonist Joshua Redamn — as well as a chamber orchestra consisting of 10 violins, 5 violas, 5 cellos, and 3 basses (instrumentation he apparently borrowed from Richard Strauss’ Metamorphosen). And the tracks also feature french horn, bassoon, and contrabassoon. Its a fairly original assemblage of musicians. And, unsurprisingly, the sound it creates is like nothing I’ve ever heard. And yet, Mehldau manages to utilize the ensemble with such fluid grace and dexterity that I didn’t realize how unorthodox the group was until I read his very detailed liner notes.
For those of us who are familiar with Mehldau, its a known that he is constructing impressively long and complex musical ideas from seemingly paltry resources. Having been an avid listen for the past eight years, at least, I can say I think it is a combination of three wonderful attributes (apart of from indisputable technical prowess) . The first is an original and mature voice. Listen to Mehldau in the early 90s with Joshua Redman and then again with his own trio in the early aughties, and then again on his solo record from 2004, and then again with a different trio and Pat Metheny sitting-in from 2008. In all the settings, you can hear an original voice that never seems unsure of itself. While in one instance its certainly nascent and is really more of a shading or texture on top of great jazz chops and then later it is clearly a sound — an original voice — for which jazz and the piano serve as a vehicle. By the time we get to a record like 2004’s Anything Goes its almost like regular jazz repetoire is straining to contain Mehldau & Co. And so his departures down the roads not taken are actually kind of a relief as he seems more able to flex his muscles in the wilder places.
Highway Rider is a wonderful album because it is all roads not taken (and indeed, the metaphor in the narrative is one of a journey through an unknown landscape) down which Mehldau leaps with reckless abandon. Admittedly, there’s nothing on the record that is awesomely ground-breaking, but that’s only because Mehldau and Jon Brion (his co-producer and conspirator on this record) were the ones to break this ground before. They last collaborated on Mehldau’s Largo record — arguably the record that put Mehldau on the map for the broader public. And also another record that fearlessly lept down unkempt roadways and off much-guarded precipices.
Per maggiori informazioni sull'album si può visitare il sito ufficiale di Brad Mehldau o il sito della Nonesuch Record dove è possibile anche dei campioni dei pezzi.


mercoledì 17 marzo 2010

Dave Holland Octet: Pathways

Segnalo una ottima recensione del nuovo album dell'ottetto del grande Dave Holland, sul sito All About Jazz.
It's been nearly four years since bassist Dave Holland has delivered an album based around his enduring quintet of over a decade. Since 2006's Critical Mass (Dare2), he's released Pass It On (Dare2, 2008) and The Monterey Quartet: Live at the 2007 Monterey Jazz Festival (Monterey Jazz Festival Records, 2009), both featuring ensembles where, for the first time in his lengthy career, the bassist collaborated with pianists. While both discs were as exhilarating and groove-heavy as anything he's done, the inherent chemistry of his quintet—powerhouse saxophonist Chris Potter, ever-inventive trombonist Robin Eubanks, harmonically modernistic vibraphonist Steve Nelson and potent drummer Nate Smith—remains something special, whether on its own or at the core of Holland's big band, last heard on Overtime (Dare2, 2005).
As a happy medium between the smaller, lither quintet and its more expansive big band cousin, the Dave Holland Octet has toured occasionally over the past several years, making a formal release long overdue. Recorded live at New York's Birdland at the beginning of 2009, Pathways also bucks Holland's recent trend with a set list culled largely from the past, but with updated arrangements that take advantage of both the ensemble firepower and solo acumen of additional members Antonio Hart (alto saxophone), Alex Sipiagin (trumpet) and Gary Smulyan (baritone sax)—all members of the Dave Holland Big Band and a larger musical family to which the veteran bassist has been consistently loyal over the past decade.
While the modal "Shadow Dance" has been a part of Holland's repertoire since Jumpin' In (ECM, 1984), with the bassist's chordless, horn-driven quintet of the 1980s, it has never grooved quite this hard, thanks to Smith's ability to be simultaneously frenetic and in the pocket. Nelson's marimba adds a new dimension to a familiar track that features a lengthy, painstakingly built and ultimately climactic solo from Hart that ratchets up even higher when Holland, Smith and Nelson kick into high gear. Nelson has played "Ebb and Flo" before, on the 1996 ECM quartet date, Dream of the Elders, but with four horns to push the melody and provide egging-on support for its soloists—Eubanks, Holland and Potter's particularly incendiary tenor spot—Holland's new, Latin-esque arrangement burns even brighter.

B.B. King: quattro concerti in Italia a giugno

Una notizia tratta dal sito Music Fanpage che riporto integralmente:
Ennesimo tour di uno dei più grandi esponenti del blues viventi, che toccherà anche l’Italia per ben quattro concerti. B.B. King sarà il 9 giugno al Teatro degli Arcimboldi di Milano, l’11 a Caserta, il 12 all’anfiteatro di Molfetta (Bari) e il 13 all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Alla veneranda età di 85 anni, il 14 volte vincitore del Grammy è stato, inoltre, contattato recentemente da Bono (U2) per collaborare al nuovo disco della band irlandese.
B.B. King, che vanta oltre 30 dischi in carriera, è stato inserita dalla rivista Rolling Stone al terzo posto della classifica dei 100 migliori chitarrista della storia della musica, dietro solo al mostro sacro Jimi Hendrix e a · Duane Allman della Allman Brothers Band.

martedì 16 marzo 2010

I quattro grandi concerti di Duke Ellington alla Carnegie Hall in un nuovo box

La Universal Music Italia sta per pubblicare il cofanetto The Duke Ellington Carnegie Hall Concerts 1943/1947
Il cofanetto composto da otto CD (due per ognuno dei quattro concerti) contiene le registrazioni delle quattro memorabili serate alla prestigiosissima Carnegie Hall di New York (tempio della musica classica occasionalmente aperto all'"altra" grande musica), per la prima volta riunite insieme in un box disponibile in anteprima per il pubblico italiano.
I 4 concerti sono stati registrati nel gennaio del 1943, dicembre del 1944, gennaio del 1946 e dicembre del 1947.
Il primo concerto comprende la prima assoluta della più celebre e riuscita opera di grande respiro mai concepita da Ellington: una lunga suite di tre quarti d'ora in cui il Duca ripercorre idealmente il cammino del popolo neroamericano, dalla schiavitù alla (allora solo auspicata: chissà cosa penserebbe oggi Ellington nel vedere un neroamericano alla Casa Bianca...) integrazione. Il capolavoro, dal significativo titolo di Black, Brown And Beige (i tre passaggi in cui l'identità nera "trascolora" in una piena integrazione culturale in seno alla società americana) non è però il solo pezzo forte del cofanetto. Oltre ad altre suites (The Perfume Suite, The Liberian Suite), l'orchestra, fotografata nei suoi anni d'oro e forte di musicisti come Ray Nance, Johhny Hodges, Lawrence Brown, Ben Webster, Harry Carney, Tricky Sam Nanton, Rex Stewart, Jimmy Hamilton, Oscar Pettiford, Cat Anderson, Al Sears, Taft Jordan, più i cantanti Betty Roche e Al Hibbler sfodera le pagine indimenticabili di quegli anni: Koko, Cotton Tail, Harlem Air Shaft, più i classici Black and Tan Fantasy, Caravan, Mood Indigo.
Il cofanetto è completo di un libretto in cui sono integralmente riportate le informazioni discografiche e i quattro saggi già apparsi nella prima edizione in vinile, firmati da Leonard Feather, Jerry Valburn, Stanley Dance e J. R. Taylor.
Il cofanetto sarà in vendita al prezzo di € 24,90.

Time in Jazz 2010

Presentato presso la Sala Anfiteatro della Regione a Cagliari, il Time in Jazz si conferma anche quest'anno come uno degli appuntamenti più attesi dell'estate musicale in Sardegna e non solo.
Ad introdurre il ricco calendario dell'edizione 2010 del festival di Berchidda il suo ideatore e direttore, Paolo Fresu, il Sindaco di Berchidda e Assessore Regionale al Turismo, Sebastiano Sannitu, e l'Assessore Regionale alla Pubblica Istruzione Maria Lucia Baire.
Protagonista anche per questa stagione di imperdibili performance artistiche, il trombettista sardo di fama mondiale ha illustrato il corposo programma che vedrà coinvolti dal 10 al 16 agosto, oltre la sua Berchidda, numerosi altri centri più o meno vicini del nord Sardegna.
Giunto quest'anno alla sua edizione numero ventitré, il festival prosegue nel segno dell'aria il ciclo tematico inaugurato nel 2009 con la tematica dell'acqua.
“Time in Jazz - ha spiegato Paolo Fresu – non si accontenta di offrire e consumare musica, ma eleva questo linguaggio artistico a strumento comunicativo. Il festival di quest'anno sarà dedicato all'Aria e su questo tema proporremo esibizioni di grandi artisti”.
Numerosi i grandi nomi provenienti da tutto il mondo, tra cui spiccano quelli di Ornette Coleman, Enrico Fava, Mario Brunello, Ralph Towner, Dhafer Youssef ed Enrico Pieranunzi.
Come di consueto, anche questa edizione sarà accompagnata da un interessante corollario di eventi che animeranno i sei giorni del festival: la rassegna di film e documentari curati dal regista Gianfranco Cabiddu, incontri e iniziative di sensibilizzazione ambientale della serie “Green Jazz” e, novità di quest'anno, l'appuntamento con “Il cuore dei jazzisti – Cronistoria giornaliera semidelirante del Festival e dei suoi dintorni”, reading quotidiano delle impressioni e delle atmosfere catturate dallo scrittore Flavio Soriga.

Intervista a Melody Gardot

Sul sito del quotidiano Korea Times è stato pubblicato un bel articolo con intervista della meravigliosa Melody Gardot, in occasione della tourneè della cantante nel paese asiatico.
L'articolo è l'occasione per conoscere meglio questa giovane (25enne) e coraggiosa ragazza, che all'età di 19 anni subì un grave incidente automobilistico che l'ha tenuta in ospedale per più di un anno, ma che ora, seppur non ancora pienamente ristabilita, sta comunque ottenendo grandi riconoscimenti di pubblico e critica.
"It took years to recover to the place I am now, where I have the ability to do things I had never imagined. Even walking up a flight of stairs at that time seemed like an impossibility. So a doctor suggested music therapy as he believed it would help in many ways, and very naturally, I took to guitar. Progress came immediately in my speech and my mobility, as well as the discovery of facility for music,'' she told The Korea Times in an e-mail interview."
Music therapy, Gardot said, helped restore and rebuild the neural pathways in her brain and contributed to drastic improvement in her memory and speech. Her personal experience has led her to become a staunch advocate of the therapy.
As a child, she played the piano but in the hospital, Gardot took up guitar and started singing. After recovering from her injuries, she performed at various music venues around Philadelphia, and her demo record attracted the attention of Universal Music. She recorded her debut CD "Worrisome Heart,'' which includes songs she wrote while at the hospital, and released it in 2006.
"I didn't choose jazz; jazz chose me. I've never aspired to make `jazz music,' I simply aspired to make music that was in a word, self-soothing and relevant to the resonating sounds I was hearing somewhere tucked in the back of my mind,'' she said.
Despite successfully transitioning from music therapy to a professional career in the field, she's not quite sure how it happened; "that's a question for the gods,'' she said.
Si può leggere l'intera intervista qui.

lunedì 15 marzo 2010

Stasera Pat Metheny al Teatro Smeraldo di Milano

Questa sera a partire dalle ore 21 al Teatro Smeraldo di Milano, concerto di Pat Metheny che per l'occasione presenta il suo ultimo lavoro Orchestrion.
Durante il suo lungo viaggio musicale, Pat Metheny ha sempre prestato attenzione alle possibilità espressive date dalle nuove tecnologie. Oggi, dopo una carriera costellata di successi e premiata con ben 17 Grammy Awards, il grande musicista statunitense propone il suo rivoluzionario concerto “solo”, avvalendosi della sua ultima creazione: Orchestrion. Frutto di anni di studio e di ricerche, Orchestrion è un dispositivo che permette a Metheny di suonare “solo” pilotando dalla propria chitarra e dal proprio plettro un insieme di macchine e robot musicali, creando così la magia di un ensemble con un unico musicista sul palco.
In occasione del concerto di stasera il sito del quotidiano Il Giornale ha pubblicato una bella intervista al chitarrista a firma di Antonio Lodetti.
Caro Metheny, un progetto più da ingegnere che da musicista.
«No, è un progetto che parte da un’idea musicale molto precisa, quella di riuscire a dare ai vecchi strumenti meccanici, come i pianoforti a rullo e appunto gli Orchestrion quello che loro mancava. La parolina magica è dinamica. Il loro suono è sempre noiosamente uguale. La sfida è stata quella di dotare gli strumenti meccanici della possibilità di suonare dal pianissimo al fortissimo. Ho capito che potevo farlo la prima volta che ho sentito il pianoforte Disklavier della Yamaha, l’erede dei vecchi piani meccanici che, grazie all’utilizzo dei solenoidi, riproduce i brani suonandoli in tutta la loro gamma».
Con lei hanno lavorato anche ingegneri e inventori.
«Gli ingegneri che hanno lavorato con me, in particolare Eric Singer della League of Electronic Musical Urba Robots, sono anch’essi musicisti e credo che difficilmente un non musicista avrebbe potuto costruire per me strumenti così sofisticati. Gli inventori sono persone speciali con l’attitudine a risolvere problemi. Io avevo idee molto precise su quello che volevo ottenere per cui ho passato con loro molto tempo a spiegarle. Ma oltre agli strumenti meccanici, ci sono due organi pneumatici che trovo fantastici per timbrica e risposta».
Lei scopre il lato migliore e umano della tecnologia.
«Aspettiamo che sia il pubblico a dirlo, io posso solo stupirmi giorno dopo giorno nel sentire come e quanto Orchestrion si animi della mia anima musicale ogni volta che lo suono, perché tuttò ciò che succede sul palco è determinato dalla mia chitarra».
Quanto tempo ha lavorato al progetto?
«La realizzazione vera e propria, che comprende la costruzione degli strumenti e la scrittura delle musiche del cd, ha preso 11 mesi circa. Se parliamo invece dello studio e delle ricerche che ho fatto per arrivare al risultato finale, dobbiamo parlare di alcuni anni. All’origine di tutto sta un mio sogno di quando ero bambino e passavo ore a giocare con un vecchio piano a rulli che mio nonno paterno teneva in cantina».
Per informazioni sul concerto www.smeraldo.it

Nicholas Payton Live al Village Vanguard

Sul sito della NPR è possibile ascoltare il meraviglioso concerto del quintetto del grande trombettista Nicholas Payton, tenuto lo scorso 10 marzo al mitico Village Vanguard di New York.
Sempre sullo stesso sito è anche possibile scaricare il concerto in formato MP3.
Per chi invece vuole vedere il video dell'intera serata, può visitare il nostro sito dove può trovare i video dei due set del concerto in versione integrale.
Da non perdere!

mercoledì 10 marzo 2010

Gli ottant'anni di Ornette Coleman

Ieri il leggendario sassofonista Ornette Coleman ha compiuto 80 anni. Coleman è universalmente riconosciuto come padre del "free jazz" che viene normalmente descritta come la musica più astratta e fuori degli schemi partita dagli Stati Uniti, ma che mantenendosi fedele a qualità come la libertà di espressione, la voglia di mobilità e di individualità ha ben rappresentato peculiarità tipiche della cultura americana che l'hanno resa grande nel mondo.
Ma il sassofonista texano ancora oggi a 80 anni è un artista che, a differenza di molti suoi colleghi di quell'età che preferiscono riposare sugli allori, ancora produce e suona una musica impegnativa ed ama sfidare le convenzioni. Con la sua attuale formazione sta lavorando su progetti che puntano ad integrare senza soluzione di continuità strumenti elettronici ed acustici.
Tra le varie celebrazioni presenti in rete vorrei segnalare un bell'articolo, pubblicato ieri sul sito della rivista The Dallas Morning News, integrato con una rara intervista.
A conversation with Ornette Coleman can begin with a straightforward question, but the answer will dart in an unexpected direction, roaming over unpredictable terrain: love, sex, God, life, ideas.
It's fascinating, maddening and a tremendous insight into the way this groundbreaking saxophonist, avant-garde composer and free-jazz innovator approaches his work, and his perspective on life. Every utterance has weight, a meaning tucked inside its oblique delivery.
"The human race has a quality to it that no other form of life has, and it's not something they bought, it's something they're born with," Coleman says, perched on a black leather sofa in his Garment District loft. "That's pretty heavy."
Precious little about the Fort Worth native is conventional.
Consider his unlikely ascension from a dirt-poor childhood, Cowtown halls of worship, high schools and juke joints to playing alongside some of the most famous figures – John Coltrane, Pat Metheny and Lou Reed – on some of the biggest stages in the world.
Or his mixture of quiet politeness and bold gestures: The conversation, although peppered with off-color references, was a portrait of restraint and restless intellectual curiosity. However, upon my leaving his home, Coleman took my hand and, in a startlingly familiar gesture, kissed it as a farewell.
Even the way Coleman makes music defies tradition, utilizing a philosophy – harmolodics, a term he coined in the early '70s. That philosophy has left a mass of skeptical music critics and perplexed jazz aficionados in its wake, struggling to understand what the soft-spoken composer has done with melodies, notes and tempo.
That he has only just begun to receive rare, prestigious honors – a Pulitzer, a Grammy, the Miles Davis Award – from the artistic establishment speaks to just how far ahead of the curve he was and continues to be.
Per leggere l'articolo integrale cliccate su questo link.

La WBGO lancia una applicazione per iPhone

L'emittente radiofonica Jazz WBGO 88.3FM ha appena lanciato una applicazione per iPhone che permetterà agli appassionati di jazz di godere dell'ascolto della splendida radio per 24 ore al giorno. Disponibile gratuitamente su iTunes Music Store, l'applicazione permette il collegamento in diretta alla principale stazione jazzistica al mondo. L'applicazione funziona con iPhone e iTouches, e permette non solo lo streaming live della programmazione della stazione, ma contiene anche un link che porta direttamente al podcast WBGO su iTunes. L'applicazione permette anche di ascoltare la WBGO mentre si utilizzano altre applicazioni sul proprio dispositivo, oltre a contenere una funzione di allarme, che permette agli utenti di svegliarsi con la WBGO.
Per informazioni o per scaricare l'applicazione visitate il sito della WBGO.

Bird and Diz nel 1947

Vorrei segnalare un bel blog, JazzWax.com nel quale l'autore Marc Myers scrive giornalmente su grandi leggende del jazz e leggendarie registrazioni.
In particolare vorrei segnalare un post, pubblicato qualche giorno fa su un concerto di Charlie Parker e Dizzy Gillespie alla Carnegie Hall il 29 settembre 1947.
Remember, this was 1947, and the big names of jazz were Roy Eldridge, Don Byas and Bill Harris. Bop was very much a poor relation, husbanded by a hard-core claque, more annoying than effective.
By divine right, according to these hipsters, the Bird should have been the main attraction, but there were a number of very good reasons for building the concert around Dizzy. Old Diz was then experimenting with the first of his big bands and, of course, ranked as an outstanding practitioner of the new style.
More important, he was eminently employable, which at no stretch of the imagination could be said about Parker. It was often a matter of pure chance if Parker showed up for a booking at all (an advance was usually a fatal mistake), let alone with his horn, and the promoters had understandably put their money on the jovial and reliable trumpeter.

venerdì 5 marzo 2010

Con Eugene Smith rivive un'epopea americana in bianco e nero

Oggi sul sito della Stampa, è stato pubblicato un magnifico articolo a firma di Viviana Bucarelli, sul leggendario fotoreporter americano Eugene Smith, che nel 1957 si trasferì' in un palazzo fatiscente di New York, dove viveva e suonava il gotha del jazz, e scattò oltre 40 mila immagini.
All’improvviso lasciò la famiglia con cui viveva in una bella località al nord di New York, Croton-on-Hudson, si licenziò da Life (dopo una serie innumerevole di litigi per la gestione delle sue immagini), e andò a vivere in un palazzo fatiscente a Manhattan. In quel momento come racconta il critico Sam Stephenson «ogni sala d’attesa e ogni "coffee table" americano esponeva copie di Life con i suoi scatti, ma Smith lasciò la rivista all’apice della sua fama, rinunciò ad un ottimo salario, e decise di vivere in precarie condizioni nello squallore di quell’edifcio».
Un edificio che era però polo d’attrazione dell’Olimpo dei più grandi musicisti jazz. Un appartamento costava 40 dollari al mese d’affitto e vi si trasferirono Hall Overton e Dick Cary. Assidui frequentatori furono Sonny Clark, Thelonious Monk, Charles Mingus, Ornette Coleman, Bill Evans, Charlie Haden, Chick Corea, Don Cherry, Sonny Rollins. Circolarono in quelle stanze oltre 300 musicisti. Tra un appartamento e l’altro si tenevano fumose jam session notturne, che non iniziavano quasi mai prima delle 3 del mattino: «quando tutti finivano di suonare nei club che a quell’ora chiudevano», ricorda Robert Northern, suonatore di corno francese.
Tra loro si aggirava, sempre con la macchina al collo, Eugene Smith che dal 1957 al 1965 fece 40 mila fotografie, tra immagini notturne musicali e istantanee delle strade del quartiere, prese dalla finestra del suo appartamento al quarto piano. E negli stessi anni registrò, con un sistema di cablaggio sofisticato, anche 4 mila ore di nastri mono e stereo. Mai visti o sentiti da nessuno fino a quando Sam Stephenson, curatore della Duke University, dopo avere lavorato per lungo tempo su questi preziosi documenti, ha pubblicato un catalogo e presentato una mostra multimediale alla New York Public Library for the Performing Arts dal titolo «The Jazz Loft Project» (è aperta da pochi giorni e si potrà vedere fino al 22 maggio).
«Smith - spiega Stephendon - era un maestro della camera oscura. In queste fotografie c’è il bianco, il nero ed ogni possibile sfumatura tra i due. Era un mago della manualità. Ed era anche attratto dalla musica, anche e proprio per il fatto che si "fa" con le mani».

giovedì 4 marzo 2010

Nina Simone: The 'Princess Noire'

Le sublimi canzoni della grande Nina Simone ne fecero un'icona della musica americana. Era una pianista, una scrittrice e una compositrice. E nel tumulto del movimento dei diritti civili, anche lei diventò una voce di azione e di rabbia. La scrittrice Nadine Cohodas ha appena pubblicato una nuova biografia della cantante, dal titolo "Princess Noire: The Tumultuous Reign of Nina Simone". In essa, si ripercorre la vita di un artista la cui musica è sempre stata una estensione - ed una risposta - al mondo intorno a lei. Secondo la Cohodas, Nina Simone provava una rabbia impenitente al trattamento dei neri in America. "Non ha mai avuto interesse ad attraversare il divario razziale: avrebbe voluto affrontarlo".
Simone, che morì nel 2003, diede la sua ultima esibizione a New York alla Carnegie Hall l'anno precedente. "Ci furono scorci di quello che Nina Simone era stata" dice la Cohodas. "Cantò per soli 45 minuti. Non fu un grande concerto, ma tutti erano così felici di vederla. Si era trasformata in una dea della cultura".
Sul sito della NPR è possibile leggere un corposo estratto di questo splendido ritratto della grande cantante.
It was more a path emerging than a promise fulfilled that put Nina Simone on a makeshift stage in Montgomery, Alabama, on a sodden March night in 1965. She wanted to sing for the bedraggled men and women who had trekked three days from Selma to present their case for black voting rights to a recalcitrant Governor George Wallace. Nina was following the lead of James Baldwin, her good friend, mentor, and sparring partner at dinner¬table debates, a role he shared with Langston Hughes and Lorraine Hansberry. They were her circle of inspiration, writers who found their voice in the crackling word on the page—the deft phrase and the trenchant insight that described a world black Americans so often experienced as unforgiving.
Nina linked her voice to theirs, understanding from the time she was Eunice Waymon, a precocious little girl in Tryon, North Carolina, what it was to be young, gifted, and black, even if she couldn't find the words to express it. On that stage in Montgomery, long since transformed into Nina Simone, she sang "Mississippi Goddam," her litany of racial injustice and a signal that she, too, had found her spiritual assignment: to use her talent for the singular cause of freeing her people and not incidentally herself. She never suggested the task was easy, and anyone willing to listen, willing to heed her exhortations, could engage in the struggle at her side.
"I didn't get interested in music," Nina explained. "It was a gift from God." But when private demons besieged her, a rage of breathtaking dimension obscured that gift, blinding her to everyday realities even as the anger informed her creations and at the same time served to attract, provoke, and on occasion repel an audience. Yet through it all came the unmistakable pride of accomplishment. "When I'm on that stage, I assume honor. I assume compensation," she declared, "and I should."

Sonny Rollins premiato con la Medaglia della Edward MacDowell Colony

Quest'anno, la Medaglia della Edward MacDowell Colony è stata assegnata al grande Sonny Rollins. Il presentatore della serata sarà l'eminente scrittore e critico di jazz Gary Giddins, grande fan del sassofonista. La premiazione si svolgerà domenica 15 agosto, con inizio alle 12:15
La Medaglia della Edward MacDowell Colony è una onoroficenza assegnata ogni anno ad un artista che ha dato un eccellente contributo nel proprio settore. Dal 1960, anno in cui la Medaglia fu assegnata la prima volta, tra gli artisti che hanno ricevuto questa onoreficenza ci sono Leonard Bernstein, John Updike, Georgia O'Keeffe, IM Pei., e Merce Cunningham. La cerimonia del Medal Day offre non solo le onoreficenze, ma anche la partecipazione di un ben noto presentatore che abbia familiarità con il lavoro del premiato. Tra i presentatori del passato citiamo l'artista visivo Richard Serra, lo scrittore William Styron e Robert Campbell critico di architettura e vincitore del premio Pulitzer. Dopo la cerimonia, gli ospiti sono invitati a partecipare ad un picnic per gustare lo splendido paesaggio della Colonia, prima di una visita negli studi degli artisti residenti. Questo impegno casuale ma stimolante con gli artisti della MacDowell Colony permette ai visitatori di immergersi nel processo creativo e di visualizzare dei lavori contemporanei, molto tempo prima che questi raggiungano i musei, i cinema, gli stadi, o le librerie. Gratuito e aperto a tutti, il Medal Day è diventato una meta culturale per tanti visitatori vicini e lontani, e richiama in genere più di 1.500 persone.
La MacDowell Colony è situata nella regione Monadnock del New Hampshire.
Per ulteriori informazioni: www.macdowellcolony.org

A New York un italiano ai vertici del jazz

Sul sito del Sole24ore è apparso un bel articolo su Antonio Ciacca, il pianista e compositore italiano, che è anche direttore della programmazione al Lincoln Center di New York, una delle più importanti istituzioni jazzistiche al mondo (con la direzione artistica di Wynton Marsalis) e l'unica al mondo con una stagione jazzistica permanente.
«Marsalis ha una idea sul taglio da dare alla stagione musicale, e io decido quale musicista meglio si addice per il tipo di concerto che abbiamo in mente. Lo scorso autunno abbiamo dedicato, ad esempio, un festival alla grande Mary Lou Williams (colei a cui si sono ispirati Miles Davis, Charlie Parker, Thelonious Monk, Bud Powell, Tadd Dameron e altri) e io mi sono occupato della scelta degli artisti più adatti a valorizzare il suo stile».
La sua passione per il jazz si accese quella sera del 9 febbraio del 1989, quando, a completo digiuno di musica jazz, assistette al concerto di Wynton Marsalis a Bologna. «Si apriva davanti ai miei occhi, il mondo sconosciuto del swing», racconta Ciacca. Rapito dal carisma di Marsalis, decise di incontrarlo terminata la serata.
Dalle montagne di Volturino, Foggia, dove aveva vissuto infanzia e adoloscenza, si trasferisce a 19 anni a Bologna, e si iscrive al Conservatorio di Musica specializzandosi in pianoforte. «Mia madre e’ sempre stata una appassionata di musica, le piaceva ballare il liscio, ma il jazz per noi era territorio inesplorato». A Siena frequenta il corso in musicologia afroamericana di Marcello Piras. Si addentra nella storia musicale tanto amata dal grande Marsalis. «Studiavamo le origini del jazz e le scoperte delle partiture di fine ‘800 dei pianisti di Harlem. Ci occupavamo della musica di Louis Moreau Gottschalk, un pianista americano di origine creola che aveva studiato musica a Parigi».
L'articolo integrale è consultabile a questo link.

mercoledì 3 marzo 2010

Aperte le iscrizioni per il concorso Scrivere in Jazz

Il concorso internazionale Scrivere in Jazz riapre le iscrizioni per il 2010. La competizione punta come sempre a premiare le migliori composizioni per big band, caratteristica che l'ha resa nel tempo un fenomeno unico in Europa. Ma non solo: in questo undicesimo anno si riconferma l'ultima novità: una sezione dedicata all'esecuzione, e in particolare al canto jazz. Le iscrizioni si chiuderanno il 30 giugno 2010. Durante la finale, che si svolgerà a Sassari nel mese di settembre, i vincitori si contenderanno un montepremi di diecimila euro.
Dopo avere ospitato più di 400 arrangiatori e compositori da tutto il mondo, il concorso organizzato dall'Associazione Blue Note Orchestra si ripropone con le sezioni che ne hanno decretato il successo, ospitando sia le composizioni libere che quelle ispirate a una forma musicale della tradizione sarda (quest'anno i "Gosos", componimenti poetici dedicati alla Madonna). In entrambi i casi i concorrenti dovranno scrivere e arrangiare per l'organico dell'Orchestra Jazz della Sardegna, composto da 18 elementi. La terza sezione metterà a confronto le migliori voci emergenti nel panorama jazz italiano.
I cantanti che, dopo la valutazione della giuria di esperti, arriveranno in finale, saranno accompagnati dall'OJdS; la stessa big band eseguirà dal vivo i brani dei compositori e degli arrangiatori che avranno superato le selezioni.
Per ricevere una copia del bando o avere maggiori informazioni basta mandare un'email all'indirizzo: scrivereinjazz@abno.com, oppure cliccando a questo link.
Scrivere in Jazz è organizzato dall'ABNO in collaborazione con l'Assessorato alle Culture del Comune di Sassari e con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, degli Assessorati alla Cultura della Regione Sardegna e della Provincia di Sassari, della Fondazione Banco di Sardegna.
Per informazioni: www.abno.com

Joey Calderazzo a Marostica

Stasera al Panic Jazz Club di Marostica concerto del Joey Calderazzo Quartet, con A.J.Brown al basso, Brevan Hampden alle percussioni e Larry Draughn jr. alla batteria.
Calderazzo, newyorchese di New Rochelle nato nel 1965, è considerato uno dei migliori pianisti della scena jazz internazionale. Ha iniziato a suonare a sette anni, entrando adolescente in un gruppo che omaggiava i Beatles e i Led Zeppelin. Ammesso al Berklee College of Music, la Mecca del jazz, il giovane Joey ha spostato i propri interessi alla musica afroamericana, appassionandosi a Oscar Peterson, Chick Corea e McCoy Tyner, artisti che ne hanno segnato il linguaggio musicale anche negli anni della maturità.
Conosciuto Michael Brecker, il sassofonista scomparso nel 2007, durante un seminario, Joey trova aperte davanti a sé le porte della notorietà:la collaborazione col mentore Brecker inizia con l'inclusione nel quintetto del celebre saxtenorista e prosegue anche negli anni successivi con la partecipazione come pianista e compositore a "Tales from the Hudson" e a "Two Blocks from the Edge", nonché con un' intensa attività di tour mondiali. Calderazzo continua, inoltre, a collaborare anche con Jerry Bergonzi e, soprattutto, con Branford Marsalis prendendo parte ai progetti "Buckshot LeFonque" e "Music Evolution" e dal 1988 fa parte a pieno titolo del quartetto di Marsalis, in una collaborazione che ha ormai superato la boa dei quattro lustri. Tra i tanti progetti degli anni Duemila, "Haiku" del 2002, primo suo disco di piano solo, e "Amanacer".
Tra i prossimi concerti del Panic, segnaliamo anche il Greg Osby Quintet, mercoledì 10 marzo 2010, Gary Thomas Quartet, mercoledì 17 marzo 2010, Lionel Loueke, mercoledì 14 aprile 2010, Enrico Rava New Quintet feat. Gianluca Petrella, mercoledì 21 aprile.
Informazioni al sito www.panicjazzclub.com

Intervista a Jane Monheit

In occasione della sua partecipazione al Philippine International Jazz and Arts Festival, la rivista locale Abs-Cbn News ha intervista la splendida cantante Jane Monheit, senza dubbio una delle voci più importanti del jazz moderno.
How did you come to appreciate jazz music?
I grew up with it. It's the music in our living room as a kid, and in our grandparents' house. It's a family thing. My husband grew that way too. So when we met, it was amazing. And now, we're giving it [jazz music] to our son, he gets it live all the time.
So you're really into music. Is it in the genes?
Yes. I'm the only professional musician in our family although certainly, they all have talent. My mother is into theater and sings in choirs, my brother is a songwriter and a rock guitar player. He's just brilliant, but he's in real estate. Everyone [in the family] chose to do different things.
It's all kinds [of music], every genre for our family. I never stopped singing, and now my son is like that too.
What do you like most about jazz music?
One of the greatest things about jazz is its international aspect. It's a genre that's well-loved around the world. When we travel around and see people from different cultures, they love the same form of music. It's a really wonderful thing.
I think it [jazz] is becoming a bit more popular now thanks to certain artists. I usually see everyone love jazz during Christmas time. I like that time of year when it [jazz] just branches out and people love it.
But of course, it would be better if they try those that aren't Christmas songs. Maybe someday.
L'intervista integrale è pubblicata a questo link.

Marc Ribot a Modena

Torna stasera a Modena, dopo un memorabile concerto durante la maratona jazz dell’estate 2007, uno dei più versatili ed apprezzati chitarristi di oggi, Marc Ribot, americano classe 1954. La sua chitarra è in grado di attraversare i generi con classe pura senza aver paura di intrecciare atmosfere e sonorità nascoste.
Musicista eclettico, icona della musica d’avanguardia contemporanea, con la sua chitarra Marc Ribot sa spaziare dal jazz al punk, dalla musica cubana alle composizioni di Scelsi. Marc Ribot si distingue per la cifra stilistica e il suono inimitabile e per questo è stato scelto per live e registrazioni in studio da musicisti come Jack McDuff, Wilson Pickett, Tom Waits, Elvis Costello, Marisa Monte, Marianne Faithfull.
Originario del New Jersey, ha collaborato con gli artisti più innovativi della scena americana come Arto Lindsay, Don Byron, Evan Lurie, Sun Ra Arkestra, Bill Frisell, Medeski Martin & Wood. Da anni ormai collabora con il grande John Zorn: i due fondano il movimento della “Radical Jewish Culture” che ha influenzato molto la musica odierna a New York. Ribot suona regolarmente con Zorn nei gruppi “Bar Kokhba” e “Electric Masada”

Tra i molti progetti che Ribot porta avanti ricordiamo il suo gruppo free jazz “Spiritual Unity”, il gruppo “The Young Philadelphians” con Calvin Weston, Jamaaladeen Tacuma e Anthony Coleman, il trio che porta il suo nome insieme a Henry Grimes and Chad Taylor e il collettivo sperimentale “Ceramic Dog”. Ma non è ancora tutto, visto che Marc Ribot coltiva anche un amore per la musica cubana che lo ha spinto a creare un gruppo “Los cubanos postizos” che miete successi nei club newyorkesi. Come solista invece non si può non citare un album impedibile del 2001 intolato “Saints”, dove il chitarrista ha reinventato bravi che vanno dai Beatles alle composizioni di Leonard Bernstein.
Tra le colonne sonore recentemente composte anche quelle per i film “Ogni cosa è illuminata”, dal romanzo di Safran Foer e “The Departed” di Martin Scorsese.
Appuntamento stasera al Baluardo di Modena, alle ore 21.45.

Dolomiti Ski Jazz

I sassofonisti americani Greg Osby, Gary Thomas e Bob Sheppard sono gli artisti di punta di 'Dolomiti Ski Jazz', in programma dal 13 al 20 marzo.
Ad aprire la rassegna, che si svolge fra teatri, pub e baite in quota, sara' Greg Osby e il suo quintetto (sabato 13 marzo, ore 21, all'auditorium di Cavalese). Il quartetto di Gary Thomas si esibira' invece martedi' 16 marzo, alle ore 21, al teatro comunale di Tesero. Il quartetto di Bob Sheppard suonera' infine a Cavalese (Wine Bar Hotel, 18 marzo alle 21.30).
Il festival è un'occasione irresistibile per sciare a ritmo di jazz in scenari naturali mozzafiato.
Appuntamento quindi sulle montagne delle Dolomiti del Trentino, dove noti musicisti jazz scenderanno "in pista" proponendo coinvolgenti concerti nei rifugi in quota sulla neve.
E dopo il tramonto, jam session e concerti jazz anche nei pub e nei teatri.
Per informazioni e per il programma della manifestazione: www.dolomitiskijazz.com