Le formazioni di Dave Holland in quest'ultimo quindicennio hanno rappresentato certamente il meglio che il jazz contemporaneo sia riuscito a mettere in campo. Sia con lo straordinario quintetto, che con la big band il bassista inglese ha prodotto album di grandissima qualità, Points Of View, Not For Nothin', Extended Play: Live At Birdland e Overtime che sono giustamente riconosciute come alcune delle migliori produzioni degli ultimi anni, grazie ad una musica vibrante, trascinante, molto evoluta melodicamente e soprattutto ritmicamente, che riesce in maniera mirabile a coniugare la grande abilità ed inventiva dei suoi eccellenti solisti con un grande interplay di gruppo.
Queste stesse caratteristiche si ritrovano nell'ultima produzione di Holland, lo spettacolare album live Pathways, con il quale il bassista si cimenta con una ulteriore formazione, l'ottetto, in una sfida che ancora una volta si conferma vincente.
Partendo come al solito dall'ossatura del suo ormai leggendario quintetto, con Chris Potter al sax tenore e soprano, Nate Smith alla batteria, Steve Nelson al vibrafono e Robin Eubanks al trombone ed aggiungendo tre magnifici strumentisti a fiato, quali Antonio Hart al sassofono alto, Alex Sipiagin alla tromba e flicorno e il grande Gary Smulyan al sassofono baritono, che riescono a dare una spinta ulteriore alle già intriganti composizioni di Holland.
Una vera e propria all-stars band, con grandi solisti che umilmente mettono a disposizione del gruppo le proprie qualità strumentali, ma ai quali Holland lascia anche grandi spazi creativi all'interno dei superbi arrangiamenti per big band.
Tra i sette splendidi pezzi originali di cui è composto l'album, alcuni dei quali magistrali riproposizioni di vecchi pezzi, meritano una citazione speciale la vibrante title-track, pezzo in puro stile Holland, che presenta un graffiante assolo di Potter, la gioiosa e swingante Ebb and Flow con un incendiario finale che esplode in un tripudio di fiati, seguita dalla magnifica melodia della ballad Blue Jean, per concludere con il percussivo Shadow Dance, pezzo dominato dall'accoppiata vibrafono/batteria che sostiene in maniera furibonda le sfuriate dei fiati.
Holland quindi colpisce ancora una volta nel segno con una vivida produzione di qualità che conferma ciò a cui noi crediamo fortemente, cioè che il jazz sia ancora una musica viva, ancora oggi in grado di inventare nuove modalità espressive, senza però allontanarsi dalla propria tradizione e dalle proprie radici.
Per acquistare l'album sul sito di CdUniverse si può visitare questo link.
Queste stesse caratteristiche si ritrovano nell'ultima produzione di Holland, lo spettacolare album live Pathways, con il quale il bassista si cimenta con una ulteriore formazione, l'ottetto, in una sfida che ancora una volta si conferma vincente.
Partendo come al solito dall'ossatura del suo ormai leggendario quintetto, con Chris Potter al sax tenore e soprano, Nate Smith alla batteria, Steve Nelson al vibrafono e Robin Eubanks al trombone ed aggiungendo tre magnifici strumentisti a fiato, quali Antonio Hart al sassofono alto, Alex Sipiagin alla tromba e flicorno e il grande Gary Smulyan al sassofono baritono, che riescono a dare una spinta ulteriore alle già intriganti composizioni di Holland.
Una vera e propria all-stars band, con grandi solisti che umilmente mettono a disposizione del gruppo le proprie qualità strumentali, ma ai quali Holland lascia anche grandi spazi creativi all'interno dei superbi arrangiamenti per big band.
Tra i sette splendidi pezzi originali di cui è composto l'album, alcuni dei quali magistrali riproposizioni di vecchi pezzi, meritano una citazione speciale la vibrante title-track, pezzo in puro stile Holland, che presenta un graffiante assolo di Potter, la gioiosa e swingante Ebb and Flow con un incendiario finale che esplode in un tripudio di fiati, seguita dalla magnifica melodia della ballad Blue Jean, per concludere con il percussivo Shadow Dance, pezzo dominato dall'accoppiata vibrafono/batteria che sostiene in maniera furibonda le sfuriate dei fiati.
Holland quindi colpisce ancora una volta nel segno con una vivida produzione di qualità che conferma ciò a cui noi crediamo fortemente, cioè che il jazz sia ancora una musica viva, ancora oggi in grado di inventare nuove modalità espressive, senza però allontanarsi dalla propria tradizione e dalle proprie radici.
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